Calibre de Cartier Diver: provato il nuovo “subacqueo” di Cartier

Calibre de Cartier Diver

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Grazie a Cartier e alla orologeria Luigi Verga di Milano, ho potuto provare per il TGCOM il nuovo Calibre de Cartier Diver. L’orologio che ho provato inaugura un nuovo capitolo della storia del Calibre de Cartier:  l’orologio subacqueo. Nel 2010, infatti, Cartier presentò il Calibre, orologio di manifattura (movimento 1904 MC a 28.880 alternanze/ora, per chi fosse interessato) con elementi riconoscibili quali i numeri romani e la lunetta posta sul rehaut. Oggi il Diver mantiene i caratteri estetici distintivi del capostipite, soddisfando però al contempo i vincoli tecnici e i test della norma ISO 6425 che impone agli orologi che vogliono essere certificati come “subacquei” 8 requisiti di affidabilità.

Al polso l’orologio ovviamente si nota, sia per la particolarità del quadrante (aggressivo grazie al numero XII sovradimensionato, ma allo stesso tempo elegante secondo me per la scelta dei cromatismi) sia per le dimensioni della cassa: 42mm di diametro anche se può sembrare di più, ma solo 11mm di spessore che per la tipologia di orologio è veramente poco, pensando pure che è certificato per resistere fino a 300 metri di profondità.Ho apprezzato la lunetta (acciaio rivestito di ADLC), esternamente scanalata per richiamare la dentellatura interna alla lunetta (cura del dettaglio tipica di Cartier direi); e tutto sommato la scelta di proporlo con un cinturino in caucciù, molto morbido e secondo me particolarmente adatto alla stagione estiva. Mi sono chiesto tra l’altro se la Maison abbia in cantiere anche un bracciale in acciaio. Forse la fibbia ad ardiglione, soprattutto ricordandomi che è un orologio subacqueo, potrebbe essere migliorabile.

Come sempre quando faccio delle prove, pur avendo il massimo rispetto sia perché come appassionato di orologi so che non sono oggetti indistruttibili, sia perché (se non soprattutto!) non mio, l’ho indossato in quasi tutte le situazioni della mia quotidiana vita lavorativa e non. Devo dire che, pur essendo un orologio importante anche dal punto di vista del peso, non affatica portarlo al polso per svariate ore. Merito in parte credo anche del già citato cinturino in caucciù, oltre al disegno delle anse che calzano a pennello il polso. Al punto che mi sono ricordato di toglierlo giusto in tempo sabato quando mi sono messo a tagliare l’erba in giardino!

La riserva di carica è perfettamente nella media per questa tipologia di orologi: dichiarano 48 ore ed effettivamente le ha rispettate.

E’ però alla sera e in condizioni di scarsa luminosità (sott’acqua ad esempio, anche se questa esperienza non l’ho vissuta) che l’orologio, merito anche degli indicatori e del XII trattati in Super-LumiNova, assume un notevole fascino.

Scrivevo sopra della riconoscibilità dell’orologio: devo dire che portandolo al polso ho potuto constatare che anche il pubblico femminile si incuriosiva e lo apprezzava: ulteriore conferma, se ce n’era bisogno, che Cartier sa essere “bipartisan”. Io ho provato la versione solo acciaio (costo al pubblico 6.800 euro), ma per chi fosse interessato a metalli più preziosi sappiate che c’è anche una versione in oro rosa e acciaio e una splendida in oro rosa!