Danilo Petta, Luxury & Watch Designer: intervista esclusiva per il TGCOM24

Jacob &Co Astronomia Solar

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Incontriamo Danilo Petta, luxury & watch designer orgogliosamente sardo. Una professione “dietro le quinte” alla continua ricerca del perfetto equilibrio tra estetica e meccanica senza mai dimenticare “i costi”. Attualmente è Chief Watch Designer di Purnell, marchio ginevrino di grandi complicazioni. Tra i progetti che sta seguendo per Purnell, vi è un nuovo orologio con un tre assi tourbillon ed un design ispirato al mondo automotive. Verrà presentato al prossimo Watches & Wonders (Ginevra, 25-29 aprile 2020).

Come è nata la sua passione per il mondo degli orologi? Ci racconta la sua storia?
Malgrado amassi gli orologi avvenne tutto per puro caso. Mentre studiavo all’università (prima allo IED, Interior Design)) e poi al Politecnico di Milano (Architettura Civile) conobbi un fornitore industriale legato all’alta orologeria. Realizzando per lui disegni tecnici di cinturini in caucciù riuscii a finanziarmi gli studi.

Quali dei progetti ai quali ha preso parte hanno poi visto “la luce” concretizzandosi?
Il primo, era il 2009, fu il Bulgari Serpenti Tubogas. Prendendo spunto dalla lavorazione dell’oro a doppio filo della Maison si decise di fare un nuovo orologio da donna di ‘’Forma’’ con il chiaro richiamo al Serpente. Vide la luce dopo 2 anni di lavoro nel Watches Design center di Roma coordinato da Fabrizio Buonamassa Stigliani. Poi alcuni lavori di quadranti come il Bulgari Bulgari 43mm power reserve e il modello Endurer in partnership con gli ‘’ all blacks’’ neozelandesi (il quadrante con il tattoo Maori per intenderci) intervallati da alcuni lavori di design sui bracciali/cinturini da uomo, poi due lavori per il marchio Jacob & Co tra i quali il modello Astronomia Sky ed il modello Astronoima Solar (entrambe grandi complicazioni).

C’è mai stato un momento in cui si è detto “basta, mollo tutto”?
Si, nel 2014. Da tre anni lavoravo a Bienne come Senior Product Manager di alcune linee di Omega De Ville e specialità d’alto di gamma. Dopo varie considerazioni, decisi di ritornare nella mia terra natale, la Sardegna, per riprogrammare il mio futuro e ridefinire la mia identità lavorativa.

In questo ambito, essere italiano è considerato un plus?
Lo era più in passato in termini di stile; ora l’Italianità è un plus per quanto riguarda soprattutto il fattore umano. Le nostre attitudini culturali e comunicative, unitamente alla nostra facilità nel motivare le persone risultano essere fondamentali al fine di creare, in un team di lavoro, la giusta e proficua atmosfera.

Matite, pennelli o computer? Istruzioni per l’uso?
Bella domanda… Le tecnologie attuali di fabbricazione impongono l’uso dei software di modellazione 3D fin dall’inizio del processo creativo. Questo comporta tanti anni di studio e pratica. Matite e pennelli rappresentano la ‘’mano’’ e quindi consiglierei di utilizzarli per comunicare la propria idea in modo che arrivi a tutti in termini emotivi.

Per le sue creazioni prende più spunto dalla natura, dall’heritage di un marchio o guarda al futuro, a qualcosa di ancora non “visto”?
Dipende molto dal cliente. Esempio: se un cliente come Omega deve sviluppare un nuovo prodotto è necessario studiarne l’heritage poiché, come per tutti i marchi che vantano una ricca e lunga storia, il loro futuro è già scritto nel loro passato. Il totalmente nuovo è un brief che mi è capitato spesso ultimamente, ad esempio per il marchio indipendente Jacob & Co con i modelli Astronomia SKy e Astronomia Solar. In questo caso si tratta di grandi complicazioni che richiedono un notevole sforzo creativo e d’inventiva micromeccanica per emergere nel mercato, quindi la parola d’ordine qui è ‘’never seen before’’.

E’ più stimolante “mettere mano” ad un segnatempo iconico o crearne uno da zero?
Metter mano ad un segnatempo iconico è raro, ci vuole fortuna e duro lavoro. Il segnatempo iconico, lo dice la parola stessa, è un classico cioè prescinde dal tempo e dalle mode. Se non si fa attenzione, stilisticamente parlando, appena lo ‘’ tocchi’’ rischi di sbagliare. Ben venga creare un orologio da zero. Il prototipo è il primo obiettivo, crearne più possibile lavorando con i fornitori e gli orologiai è fondamentale ma lanciarlo sul mercato è un esercizio che consiglio a chi ha almeno una decina d’anni d’esperienza pregressa, esperienze apicali in grandi marchi, una buona rete di vendita e una strategia di comunicazione efficace unitamente ad una conoscenza del mercato sufficiente a capire cosa significhi creare oggi un orologio meccanico.

Quali sono secondo lei le caratteristiche fondamentali che deve avere un orologio per “funzionare”?
Se parliamo di orologi meccanici molto dipende dalla qualità del regolatore, parlo del sistema bilanciere-scappamento e spirale. L’orologio meccanico basa la sua precisione (mi riferisco a prodotti progettati per durare nel tempo) su questi fattori perciò consiglio di acquistare un buon orologio meglio se provvisto di certificazioni COSC, questo soprattutto nel segmento lusso.

Cosa l’affascina di più delle “grandi complicazioni”?
Le Grandi Complicazioni Orologiere per la cultura svizzera equivalgono a ciò che rappresenta la manifattura dell’automobile per l’Italia, è un patrimonio di valore inestimabile frutto del lavoro artigianale dell’uomo e di competenze e maestranze che si tramandano da secoli, per questo è un onore per me lavorare su questo segmento.

Cosa richiedono di diverso i committenti rispetto a un decennio fa?
Dieci anni fa si concentrava tutto sull’ottimizzazione dei costi di gestione, dei consulenti esterni (Design e Creatività) e dell’approvigionamento di movimenti meccanici svizzeri dei grandi gruppi del lusso contribuendo, di fatto, a creare un impoverimento creativo del prodotto. Attualmente si sta però notando una nuova esplosione di domanda di creatività sul segmento alto. Interessante anche evidenziare la tendenza di alcuni clienti non operanti nell’orologeria a commissionare lavori a designer come il sottoscritto. La conoscenza del segmento luxury dà infatti la possibilità al designer di lavorare sul valore percepito impiegando forme e finiture che traggono spunto proprio dall’alta orologeria.

Fenomeno smartwatch. Cosa ne pensa? Le piacerebbe seguire il progetto di un nuovo modello?
Gli smartwatch sui segmenti entry price sono oramai un riferimento. Fare del design su di uno smartwatch è divertente; questo tipo di orologio mi interessa dal punto di vista funzionale di praticità e connettività con il mio telefono ma non è il mio settore. Ho rifiutato da poco un lavoro di un grande marchio orientale proprio riguardante uno smartwatch ma mi sono posizionato su di un segmento, quello delle complicazioni orologiaie, e preferisco rimanere coerente su quello. Ben vengano invece mandati su altri prodotti di mercati completamente diversi. Reputo la multi disciplinarietà un valore aggiunto notevole, soprattutto per chi, come me, è molto curioso ed ama studiare sempre nuove cose.

Quale periodo storico si avvicina di più al suo stile?
Direi il Rinascimento, è nel nostro DNA di Italiani. E’ un aspetto che ci invidiano tutti, classe ed eleganza senza tempo sono l’eredità che ci hanno lasciato i grandi Maestri di quell’epoca.

Come si riconosce un orologio by Danilo Petta? Dove la sua “firma”?
L’aspetto ‘’Signature’’ è un argomento complesso quando si parla d’alta orologeria. Ieri come oggi, il mio obiettivo rimane quello di proporre al cliente il prodotto ‘giusto’: mettere al centro il cliente invece di se stessi ripaga molto di più sul lungo termine. Poi la riconoscibilità stilistica penso verrà con i prossimi prodotti… Non ho fretta…

L’orologio che più lo rappresenta?
Il Nautilus di Patek, simmetrico e finemente proporzionato e solido; una citazione all’oblò di una nave come lunetta ma il tutto visto in chiave leggermente minimal, bellissimo.

Quale le sarebbe piaciuto disegnare? Quale sarebbe, se si può dire, il suo sogno nel cassetto?
Sicuramente nell’alta orologeria il mio sogno sarebbe quello di lavorare su un pezzo di Gerald Genta, un Royal Oak di Audemars Piguet ad esempio.

Se dovesse creare un orologio per lei, a che tipo di compagno di polso penserebbe?
Mi ispirerei a qualcosa con l’ora saltante, niente quadrante, solo un’apertura nella materia per leggere l’ora, qualcosa tipo il Cartier ‘’Tank à Guichet’’ per esempio.

Non solo orologi ma anche…
Iniziai ad occuparmi di altro quando, nel 2015, mi fu commissionato il progetto di alcuni occhiali per il marchio Omega. Un paio d’anni fa poi mi sono avvicinato al mondo automotive spinto dalla curiosità. Al momento ho una commissione nel campo dello yacht design per il marchio Apex Yachts ed ho iniziato una stretta collaborazione nell’ambito dell’architettura entrando come Partner e CDO (Chief Design Officer) nello studio Tedesco d’Architettura e Design Mask Architects. La mia priorità resta per ora concentrata sul design degli orologi e al momento ricopro anche il ruolo di Chief Watch Designer del marchio ginevrino di grandi complicazioni Purnell. A tal proposito, sto seguendo alcuni progetti importanti che vedranno la luce a breve (qualche mese) e che rappresenteranno il rilancio di questo marchio che ha già un alto potenziale.

Può darcene qualche accenno?
Purnell è un marchio d’alto di gamma che basa soprattutto la propria riconoscibilità grazie all’utilizzo di regolatori tourbillon a più assi di rotazione e per la caratteristica forma del vetro che ne rappresenta un formidabile esempio di fresatura dello zaffiro, stilisticamente parlando quindi faremo leva proprio su questi due aspetti traendo spunto da geometrie più vicine all’automotive.

Cosa si sentirebbe di consigliare a un giovane che desiderasse intraprendere la sua professione?
Inizialmente non pensare al guadagno economico, essere umili, seguire le proprie passioni a prescindere da ciò che ci suggeriscono gli schemi sociali e culturali, fare esperienza all’estero, studiare molto e specializzarsi in segmenti di prodotto meno scontati. Ecco, questi secondo me sono i pilastri principali sui quali fondare una solida credibilità nel settore.

Mi risulta che lei sia il primo designer orologiero ad essere stato invitato alla prossima Biennale 2020 d’Architettura di Venezia. Il progetto che presenterà trae ispirazione dall’orologeria?
Si,è proprio così. Con il mio partner Mask Architects di Francoforte, il padiglione su cui stiamo lavorando conterrà delle chiare citazioni ‘’spaziali’’; usando quindi ‘’l’archetipo’’ di un buco nero stiamo infatti lavorando ad un concetto inedito di meccatronica auto-alimentata applicata ad elementi concentrici. Ne riparleremo il prossimo maggio…

Silvia Bonfanti
The Classy Wrist