IWC Pilot’s Watch Chronograph Spitfire alla Coppa Milano-Sanremo

 

IWC Pilot's Watch Chronograph Spitfire

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Ho avuto il piacere di essere invitato da IWC alla partenza dell’11ma  edizione della Coppa Milano Sanremo, che si è svolta questo fine settimana. È stata l’occasione per riportare sulle strade della storica gara di regolarità tre icone della Casa di Stoccarda: due 300 SL ‘Ali di gabbiano’ e una 190 SL. Le strade del Classic hanno offerto l’opportunità di far correre insieme tradizione e innovazione: due team, uno classico e uno contemporaneo, in anteprima assoluta per il mercato italiano, hanno infatti indossato i nuovi modelli IWC Pilot’s Watches, segnatempo ufficiali della sfida tra le due squadre. Orologi che ho avuto il piacere di indossare e provare anch’io. Tra quelli che ho provato, ho apprezzato soprattutto il crono. Analizziamolo più nel dettaglio. Il cronografo che ho provato ha la cassa in bronzo (oramai molto usato nell’orologeria), il quadrante verde oliva e le lancette dorate. È completato da un bel  cinturino in morbida pelle di vitello marrone. È tra l’altro il primo Pilot’s Chronograph con movimento della famiglia dei calibri 69000 e soprattutto con una cassa più piccola, di soli 41 millimetri di diametro, perciò portabilissima da qualsiasi tipo di polso (io ho un polso sottile e l’orologio lo indossavo con enorme piacere). Questa famiglia di calibri è stata presentata per la prima volta nel 2016. Il calibro di manifattura che monta questo orologio, l’IWC 69380 è un movimento cronografico dal classico design con ruota a colonne. Visualizza le ore e i minuti cronometrati su due quadranti ausiliari a “ore 9” e “ore 12”. Il sistema di carica a cricchetti, che si ricarica su entrambi i lati, assicura un’autonomia di 46 ore (quasi 2 giorni). Aggiungo che l’orologio ha una gabbia interna in ferro dolce che protegge il movimento dai campi magnetici; l’impermeabilità poi è garantita fino a 6 atmosfere (circa 60 metri). Il prezzo è l’altro aspetto sorprendente: 7.100 euro (prezzo consigliato al pubblico) trovo sia, per questa tipologia di orologi, un prezzo veramente azzeccato. Beppe Ambrosini, Direttore IWC per l’Italia, mi ha rammentato che “tra i leader mondiali nel segmento degli orologi di lusso, IWC produce da olte 150 anni capolavori di alta orologeria che combinano tecnica ingegneristica con un design esclusivo. La Manifattura IWC è coinvolta nel motorsport da molti anni: oltre ad essere un partner di Mercedes-AMG, supporta anche eventi storici come il Goodwood Members’ Meeting e con la fondazione dell’IWC Racing Team, stiamo ora estendendo l’universo di storytelling che costruiamo intorno ai nostri orologi meccanici, sottolineando ancora una volta il nostro ruolo di pionieri nel settore dell’orologeria di lusso”. Giusto per completezza, qualche informazione aggiuntivca sulle 3 leggendarie Mercedes che hanno partecipato alla gara (non vorrei pensaste che io parlo solo di orologi!).

 

Mercedes-Benz 300 SL ‘Gullwing’

Il 6 febbraio 1954, Mercedes-Benz presenta all’International Motor Sports Show di New York la 300 SL con le caratteristiche portiere ad ali di gabbiano. Dettagli tecnici come il telaio tubolare e l’insolita struttura delle porte sono, per l’epoca, un’assoluta novità.  La carrozzeria con il cofano basso ed allungato ed i parafanghi dalle linee decise ripropone molti elementi del prototipo W 194/11 del 1953. Le similitudini si estendono anche al di sotto del cofano. La serie W 198 I ha infatti ripreso dal prototipo anche l’iniezione diretta di benzina. Il sei cilindri in linea della 300 SL sviluppa una potenza nominale di 215 CV e una velocità massima di 260 km/h.

La 300 SL ‘Gullwing’ cubana

Una storia particolare caratterizza la seconda SL 300 in gara con i colori di Mercedes-Benz Italia, di proprietà di un collezionista italiano che a metà degli  anni ’90 durante una vacanza a Cuba, trova abbandonata la leggendaria ‘Gullwing’ che nel 1958 aveva gareggiato al Gran Premio de Cuba. Riportarla in Italia non è proprio un gioco da ragazzi tra le pratiche per il passaggio di proprietà e, soprattutto, i rigidi controlli della dogana cubana. Per aggirare i blocchi doganali, la vettura viene accuratamente smontata in piccole parti. In questo modo le componenti viaggiano sotto la dicitura ‘parti di vecchie auto da restaurare’, all’interno di scatoloni spediti separatamente, nell’arco di diversi mesi. Una volta riunite i tedeschi della HK Engineering si occupano di ripulire le lamiere con bagni di acido, occupandosi anche degli interni e della meccanica. Terminato il lavoro, la Restyling Cars di Piacenza si è occupata di risaldare le lamiere, mentre le parti irrecuperabili sono state ricostruite e messe in dima. l’Officina Quadrifoglio di Basiglio (MI) ha, invece, ripristinato il motore. Un lavoro lunghissimo che ha richiesto più di vent’anni!

Mercedes-Benz 190 SL

La 190 SL fa il suo debutto nel 1955. La scoperta biposto coniuga comfort e stile. Karl Wilfert e Walter Häcker ne progettarono la carrozzeria guardando alla supersportiva 300 SL ‘Ali di gabbiano’ che ho descritto sopra. Mentre la carrozzeria della Coupé Ali di gabbiano si basava su una complessa struttura spaceframe, la 190 SL Cabrio uscì col pianale accorciato del modello 180 Berlina con scocca portante. Il motore era il nuovo M 121, un motore 1.9 quattro cilindri 77 kW (105 CV) con albero a camme in testa. Insieme alla ‘sorella maggiore’ (300 SL), ha inaugurato la tradizione dei famosi modelli Mercedes-Benz SL che prosegue oggi con l’esclusiva versione Grand Edition, presentata in anteprima mondiale al Salone di Ginevra.