“Tempi difficili” è uno splendido romanzo di Charles Dickens pubblicato nel 1854. Non altrettanto splendido, per usare un eufemismo, è il periodo difficile che sta vivendo il nostro Paese da qualche anno a questa parte. E pure il settore dell’orologeria risente in parte di questa contrazione. Dico in parte perché questo settore ha tenuto, sia grazie a un’offerta articolata (di marchi e soprattutto di prezzi), sia puntando sempre di più sul cosiddetto “secondo polso”.Gli orologi “usati”, infatti, si stanno affermando come valore aggiunto di molti negozi di orologi che, tra l’altro, possono offrire al potenziale cliente maggiori garanzie su provenienza e corretto funzionamento. Il “secondo polso” poi, a volte può essere anche usato come leva per finalizzare un nuovo acquisto più importante; altre volte, invece, è semplicemente utilizzato per permettere anche a portafogli meno “gonfi” di indossare un orologio altrimenti non acquistabile.
E mia opinione è che non sia un fenomeno del momento, anzi, che sia destinato a crescere. Certo, crisi e incertezze hanno agevolato lo sviluppo di questo mercato, ma ormai ci sono sempre più persone che preferiscono acquistare il “secondo polso” anche per ragioni estetiche (le manifatture sono andate ultimamente su quadranti molto grandi e ciò non ha sempre trovato l’approvazione del cliente europeo che preferisce rivolgersi a offerte di secondo polso) o per l’allure che sempre di più caratterizza il vintage: nelle ultime settimane più di un amico e/o conoscente, sapendo della mia passione per i segnatempo, mi ha chiesto consigli sull’uno o sull’altro pezzo, tutti rigorosamente usati e prodotti qualche decina d’anni fa. Per questo ritengo che il secondo polso si stia sviluppando come una nuova opportunità di business. Continua a leggere