In occasione dell’apertura di Baselworld 2014 e della contemporanea uscita del nuovo numero di OM Magazine, importante e raffinato trimestrale sul mondo dell’orologeria con articoli in italiano, inglese e francese, ho avuto il piacere di intervistare il Direttore Editoriale, Fabiana Romano.
D: Ci dica qualcosa del suo background…
Ho una laurea in Economia Commercio e una specializzazione in “Comunicazione Integrata” ed in “Media Training & Public Speaking” presso la Luther Pendragon di Londra. Dal 1994 al 2000 ho lavorato tra New York, Los Angeles e Parigi nel settore della moda e come executive producer per produzioni televisive in campo sportivo. Nel 2000 sono rientrata in Italia e, dopo aver gestito la start-up dell’area Relazioni Esterne di un gruppo multinazionale leader nel settore finanziario, ho ricoperto l’incarico di Responsabile dell’Internazionalizzazione per un importante ente pubblico. Nel 2004 ho fondato Combust, una boutique agency per il marketing e la comunicazione. Dal 2006 sono docente universitaria e in master post lauream per conto di importanti istituti di formazione. Ad ottobre 2010 è iniziata la mia avventura con Milla Editore e, quindi, con OM Magazine…
D: Come e quando è nata la passione per gli orologi?
La passione per gli orologi è stata una contaminazione di OM. Ho sempre amato la meccanica ma non non ero mai entrata in contatto con il mondo dell’orologeria fino a quando non ho cominciato a supportare mia sorella Francesca (il nostro editore!) che stava lottando coraggiosamente contro la malattia. Sono felice di dirvi che, come sempre, ha vinto lei e che adesso sta benone! Comunque la folgorazione sulla via di Damasco è arrivata entrando in contatto con la meccanica di precisione e con le grandi complicazioni. È stato il punto di non ritorno…
D: Ci può raccontare qualcosa in merito a OM Magazine? Aneddoti, quando è nata, perché…
Certo! OM Magazine così com’è oggi nasce proprio nel 2010 con la malattia di Francesca e con il suo desiderio di dare vita a qualcosa di innovativo e di diverso rispetto ad Orologi e Market, la testata che aveva acquistato nel 2008 dopo aver lavorato – dal 2003 – presso la casa editrice che la pubblicava. Di Orologi & Market abbiamo conservato la passione per il vintage, ma come OM abbiamo deciso di perlustrare anche l’orologeria contemporanea e quella un po’ futurista dei marchi indipendenti a cui diamo sempre molto spazio. È vero, è più facile parlare dei grandi marchi. Tutti subiscono il fascino di certi brand, ma – nel nostro piccolo, e nel nostro mondo – abbiamo il dovere di fare informazione e di contribuire alla formazione di una cultura orologiera. In un mercato in cui i grandi players urlano, se non siamo noi editori a dare voce a quelli più piccoli, che al massimo si possono permettere di sussurrare, che differenza c’è tra leggere una rivista e sfogliare un catalogo?
D: L’editoria da tempo è in difficoltà, sia come copie vendute sia come raccolta pubblicitaria. Anche nel vostro settore si avverte la crisi? E voi come vivete questo momento?
Con grande serenità. E in crescita. Mi riallaccio al discorso di prima. È chiaro che andare controcorrente all’inizio è dura, ma poi ti accorgi che ci sono delle persone – molte più di quante non si possa immaginare – che apprezzano la scelta. E allora decidono di abbonarsi. Due anni fa abbiamo lasciato l’edicola. All’inizio abbiamo avuto paura perchè OM era sempre stata in edicola e compiere il cambiamento significava non solo rivedere completamente le politiche di distribuzione .ma anche le strategie di prossimità al cliente finale e il riposizionamento del prodotto. Così abbiamo scelto una distribuzione molto mirata per coloro che amano godersi il prodotto cartaceo e abbiamo reso accessibile e sfogliabile online la rivista per coloro che, invece, sono sempre on-the-move. Una scelta davvero sofferta, ma che ci ha premiate. Il tempo, poi, ci ha aiutate anche con la raccolta pubblicitaria presso i marchi dell’orologeria moderna. All’inizio è stato difficile sdoganarsi dall’eredità, a volte un po’ ingombrante, di quella che era stata Orologi & Market e non ti nascondo che – fino a un paio di anni fa – ci dicevano se eravamo quelli che facevano la compra-vendita di orologi…
D: Compra orologi? E se si, quando decide di comprarne cosa ha più importanza: estetica, meccanica, marchio o altro?
Sì compro orologi come tutti coloro che lavorano in questo settore e che, alla fine, non possono non subirne la grande capacità seduttiva. Sono molto affascinata dalla meccanica quindi i miei tre criteri di scelta sono meccanica, design, gusto personale.
D: Ha una marca preferita? Se sì perché?
Di marchi che mi piacciono ce ne sono diversi. Ma nutro una passione ed una stima profonda per due grandi maestri orologiai di cui apprezzo non solo le produzioni orologiere, ma anche e soprattutto la qualità umana. Con entrambi ho avuto la fortuna di poter stringere, in questi anni, un rapporto personale che mi ha permesso di osservare l’orologeria da una prospettiva diversa. Sicuramente molto privilegiata. Parlo di Michel Parmigiani e François-Paul Journe.
D: Ha dei suggerimenti da dare a chi si avvicina a questa passione?
Mi permetto di suggerire tanta umiltà e, fin da subito, la consapevolezza che quando si sentiranno conoscitori e/o esperti, scopriranno di essere solo all’inizio di un percorso a volte molto accidentato, ma sicuramente bellissimo ed entusiasmante.
D: Ha un orologio “del cuore”?
Sì. Ed è proprio l’orologio “del cuore”. È il mio Cartier Pasha C Gran Data Automatic ref. 2475. me lo ha regalato Francesca, mia sorella, poco dopo aver saputo di essere all’inizio della battaglia contro il tumore al seno. Ogni giorno, guardandolo scandire il tempo, mi ricordo quanto sia importante non perdere un istante per vivere tutto intensamente e, soprattutto, per non permettere agli impegni della vita di sottrarci il tempo per coloro che amiamo.