Jaquet Droz: storia della Manifattura e il suo primo Grande Seconde Chronograph

 

JAQUET DROZ Grande Seconde Chronograph

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Il cronografo è da sempre una delle complicazioni di punta dell’Alta Orologeria. Pur essendo piuttosto diffuso, è difficile proporlo con un’estetica originale, perché è stato già declinato in un’infinità di versioni. Una doppia sfida, dunque, che Jaquet Droz (Manifattura nata nel 1738, perciò la più antica dopo Blancpain) ha voluto affrontare introducendo il cronografo nel suo iconico Grande Seconde. Le specifiche tecniche imponevano alcuni limiti: un movimento elaborato dalla manifattura stessa in linea con gli standard di eccellenza di Jaquet Droz, una leggibilità ottimale in ogni circostanza per garantire una misurazione efficace del tempo e un’estetica conforme alle linee essenziali del Grande Seconde. Animato da un esclusivo movimento Jaquet Droz, il Grande Seconde Chronograph è costruito intorno a una ruota a colonne, come vuole la tradizione orologiera dei cronografi. Presenta inoltre una spirale in silicio che rende il movimento insensibile ai campi magnetici e agli sbalzi di temperatura. I volumi e le proporzioni di questo calibro sono pensati per adattarsi alla particolare geometria del Grande Seconde.  Anche la realizzazione del movimento segue le orme delle collezioni storiche di Jaquet Droz. In passato, infatti, la Maison aveva già presentato il Grande Seconde Deadbeat, un’autentica complicazione di Alta Orologeria destinata, secondo l’uso del XVIII secolo, a “battere il secondo” per favorire la misurazione e la lettura dei tempi brevi. Fu proprio per questa esigenza di cronometrare che qualche anno più tardi nacque il cronografo come lo conosciamo oggi. Peraltro l’inventore dei secondi morti fu precisamente Jean-Moyse Pouzait, un amico di Jaquet-Droz. Jaquet Droz presenta questa nuova creazione in una doppia veste: un modello inaugurale in edizione limitatissima (solo 88 esemplari), e altre tre versioni inserite nella collezione permanente. La versione in edizione limitata in oro rosso colpisce al primo sguardo per il quadrante in smalto Grand Feu color avorio, che evoca i primi orologi da tasca realizzati da Pierre Jaquet-Droz declinandone l’estetica in un orologio da polso. Ma è nei numeri arabi e romani che la Maison dà massimo sfogo alla propria creatività: sono realizzati in smalto Petit Feu, una tecnica di cottura degli smalti che dà forma ai numeri mantenendo rigorosamente il loro tracciato fine e regolare. Lo smalto Grand Feu del quadrante e quello Petit Feu dei numeri permettono all’orologio di conservare i propri colori originali inalterati nel tempo, anche dopo secoli. Jaquet Droz, nel pieno stile dell’Alta Orologeria tradizionale, ha posizionato sul Grande Seconde Chronograph delle lancette in oro rosso (ore, minuti, data), mentre quelle del cronografo sono in acciaio azzurrato (secondi, minuti). Per agevolare la lettura del tempo, le indicazioni dei minuti e dei secondi del cronografo sono in smalto Petit Feu blu. Sempre nell’ottica di mettere la tecnica al servizio dell’estetica, l’orologio è dotato di una data retrograda indicata da una lancetta in oro con punta rossa. Questo geniale meccanismo consente di mantenere le perfette proporzioni a “8” del Grande Seconde senza che la lancetta della data venga a scontrarsi con l’asse centrale dei secondi. È proprio per preservare le forme tipiche del Grande Seconde che si è scelto il cronografo monopulsante, evitando così di dover aggiungere altri pulsanti di avvio/arresto e azzeramento che avrebbero alterato le linee pure della cassa.

Parallelamente, Jaquet Droz svela anche altre tre varianti di questo segnatempo. Più contemporanee, si distinguono per due differenze essenziali. La prima è la cassa in acciaio, sempre in formato da 43 mm. Le varianti sono inoltre dotate di un quadrante in color argento sabbiato, blu o grigio tortora, le cui finiture sono realizzate tramite una tecnica di sabbiatura a secco eseguita manualmente, totalmente nuova rispetto al metodo per via umida utilizzato finora. Una novità che accentua la profondità della finitura donando a questo Grande Seconde Chronograph una veste del tutto inedita. Anche queste tonalità di blu e di grigio caldo sono nuove per Jaquet Droz. Il secondo tratto distintivo dei tre modelli in acciaio è il quadrante decentrato, già adottato da Jaquet Droz sul Grande Seconde in altre collezioni. In questo caso, la Maison aggiunge un tocco di originalità che conferisce al nuovo cronografo uno stile moderno, particolare e dinamico, ben rappresentato dalla corona posizionata a ore 4. Le quattro versioni hanno tutte una massa oscillante estremamente semplice, pensata per valorizzare la bellezza del movimento di manifattura interamente assemblato a mano. Insieme, queste varianti concorrono a scrivere un nuovo capitolo della storia del Grande Seconde di Jaquet Droz. Il Grande Seconde mi dà lo spunto per raccontare la storia di questa Manifattura, che ho avuto il piacere di visitare pochi giorni fa. Pierre Jaquet-Droz nasce nel 1721 nella piccola cascina di Sur le Pont, a La Chaux-de-Fonds. Comincia a interessarsi seriamente di orologeria e di meccanica di precisione da ragazzo. Dal 1738 al 1747, Pierre Jaquet-Droz si dedica interamente a lavori di orologeria. Realizza in questo periodo una serie di orologi a pendolo i cui i movimenti sempre più sofisticati surclassano immediatamente quelli prodotti fino ad allora. L’abilità manuale, la meticolosità e la serietà di Pierre, accompagnate all’applicazione ragionata dei principi della meccanica, lo spingono a impreziosire i suoi movimenti di orologeria con melodie e automi. Le sue creazioni iniziano ben presto ad attrarre l’attenzione di una clientela agiata ed esigente. Nel 1755 Pierre Jaquet-Droz un incontro cambia il corso della sua vita, proiettando la sua carriera a livello internazionale. Pierre incontra Milord Maréchal, governatore del Principato di Neuchâtel, che gli consiglia di far conoscere i suoi lavori all’estero, in particolar modo in Spagna dove questi ha ottime conoscenze a Corte. Forte di un simile appoggio, Pierre Jaquet-Droz, suo suocero e Jacques Gevril e un giovane collaboratore adibiscono uno speciale carro per trasportare sei pendole in Spagna, verso cui si dirigono nel 1758. Dopo diversi mesi di attesa, Pierre Jaquet-Droz presenta le sue opere al re Ferdinando VI di Spagna, presso cui ottiene un vero e proprio trionfo. Il monarca e tutta la Corte restano senza parole davanti a un orologio a pendolo capace di produrre i rintocchi su richiesta senza necessità di toccarlo. Pochi giorni dopo, riceve 2.000 pistole d’oro per l’acquisto dell’intera merce. Di ritorno a La Chaux-de-Fonds nel 1759, la ragguardevole somma di denaro ottenuta in Spagna consente a Pierre Jaquet-Droz di dedicarsi completamente alla creazione di orologi, pendole e automi che da lì a poco diverranno celebri in tutto il mondo. Si mette quindi al lavoro insieme al figlio Henri-Louis e a colui che considera un figlio adottivo, Jean-Frédéric Leschot, figlio di un vicino, di cui si prenderà cura dopo la morte della madre. È l’inizio di una stretta e proficua collaborazione. A partire dal 1773, la Maison Jaquet-Droz et Leschot immette sul mercato automi sempre più perfezionati e sofisticati, che culminano con i tre androidi – The Writer, The Draughtsman e The Musician – presentati a La Chaux-de-Fonds nel 1774. Questi tre autentici capolavori finiscono con l’attirare gli appassionati di tutto il mondo. Saranno proprio questi automi a rendere celebre Pierre Jaquet-Droz e a garantire un successo dell’azienda tale da spingere i Jaquet-Droz a volere far conoscere le proprie creazioni. Gli automi lasciano quindi La Chaux-de-Fonds alla volta di Ginevra, poi Parigi nel 1775 dove sono presentati al re Luigi XVI e alla regina Maria Antonietta, e successivamente verso le più importanti corti europee, passando per Londra, l’Olanda, le Fiandre nel 1780 e 1781 e per la Francia settentrionale. Ritornano a Parigi nel 1782 e nel 1783, poi ancora a Lione nel 1784. Nel 1774, Pierre Jaquet-Droz decide di fondare un atelier a Londra, città dell’industria e del commercio per eccellenza. Affidando la direzione al figlio Henri-Louis, spesso oberato di lavoro a causa delle frequenti trasferte, questi delega a sua volta parte dei suoi incarichi a Jean-Frédéric Leschot che, grazie alle relazioni con la Maison Cox e con i suoi agenti a Canton, spalancherà a Jaquet-Droz le porte del mercato dell’Estremo Oriente e assicurerà per molti anni la rappresentanza del marchio in Cina, in India e in Giappone. Fin dai suoi esordi, Pierre Jaquet-Droz mostra una particolare passione per la natura e gli uccelli, che reinterpreta in pendole, tabacchiere, orologi da tasca e automi. Con oltre 600 pezzi esportati in Cina in 10 anni, la famiglia Jaquet-Droz ha saputo sedurre e appassionare l’imperatore Qianlong in persona e i mandarini della corte imperiale, fortemente interessati agli orologi meccanici e agli automi europei. Jaquet-Droz diventa il primo marchio orologiero importato nella Città Proibita. Numerosi automi e orologi da tasca Jaquet-Droz sono gelosamente conservati nel museo del palazzo imperiale. Gli ordini continuano ad affluire dal mondo intero. Pierre Jaquet-Droz decide allora di circondarsi dei migliori maestri orologiai originari delle montagne intorno a Neuchâtel. Dal 1783, l’atelier di Londra in Bartlett’s Building viene affidato a Henry Maillardet, nuovo socio. I Jaquet-Droz diventano responsabili dell’intera catena di produzione (orologiai, cesellatori, gioiellieri, smaltatori, pittori e musicisti) e della direzione amministrativa e commerciale di tutte le loro imprese. Nei dieci anni successivi, l’azienda prosegue la sua espansione. Pendole, automi, orologi e uccelli canori sono venduti in tutto il mondo, soprattutto in Cina. Nel 1784, decide di trasferirsi a Ginevra, città di cui da sempre ama la vita artistica e letteraria. Qui lo raggiunge Jean-Frédéric Leschot, con il quale fonda la prima vera manifattura orologiera della città, introducendovi al tempo stesso la produzione di orologi a grandi complicazioni. A partire dal 1784, Pierre e Henri-Louis Jaquet-Droz sono a capo di tre centri di produzione e di profitto: il primo a La Chaux-de-Fonds, il secondo a Londra e il terzo, dedicato alla piccola orologeria, a Ginevra. Dal momento in cui si stabilisce a Ginevra, la società Jaquet-Droz & Leschot si specializza nella produzione e nell’esportazione di orologi di lusso, con automi, melodie e altre complicazioni, affiancando a esse la realizzazione di uccelli canori. La vendita è garantita da agenti in Francia e, principalmente, a Londra e Canton. Nel 1788, la Maison Jaquet-Droz raggiunge il culmine del suo sviluppo. La prosperità dei Jaquet-Droz e Leschot avrà tuttavia vita breve. Nel 1790, le cambiali ricevute dal maggiore corrispondente in Cina risultano non pagate e il fallimento del principale cliente a Londra ne segna il deficit. I Jaquet-Droz e Leschot sono costretti a terminare la collaborazione con Henry Maillardet. Queste circostanze finiscono per segnare tristemente gli ultimi anni di vita di Pierre Jaquet-Droz, che lascia Ginevra per stabilirsi a Bienne. Scompare nel 1790, seguito l’anno successivo dal figlio. In seguito alla disastrosa situazione economica generata dalla rivoluzione francese nel 1789 e dai conseguenti conflitti, la società gestita ormai dal solo Jean-Frédéric Leschot versa in gravi difficoltà finanziarie. Pur continuando a realizzare orologi, tabacchiere e uccelli canori di lusso, Jean-Frédéric Leschot si trova costretto a lavorare alla giornata, a esigere pagamenti in contanti e ad annullare le vendite in paesi lontani. Le guerre napoleoniche, che vedono la Francia schierata contro la quasi totalità delle altre nazioni europee, segnano la fine della prosperità dei nobili e dei ricchi borghesi.È la fine del periodo creativo e florido della Maison Jaquet-Droz & Leschot. Nel 2000 Montres Jaquet Droz viene acquisito da Swatch Group, andandosi a inserire nel segmento del prestigio e del lusso del gruppo orologiero.