Chi di mestiere fa il giornalista, dovrebbe cercare di essere il più imparziale possibile e dare le notizie con professionale distacco. Io non sono un giornalista, ma un appassionato che scrive da anni di orologi spinto solo dall’amore che ho per i segnatempo. Ogni passione, come tale, fa vedere le cose con i propri occhi e, a volte, si finisce con l’essere poco imparziali. Come con Eberhard, ad esempio. Il rapporto che ho con la loro proprietà, con il presidente e con tante persone che lavorano da loro è davvero unico. In un mondo fatto di numeri, precisione e immagine non è facile trovare persone come loro, credetemi.
Premesso questo vediamo di parlare di un modello molto ben riuscito che hanno presentato a Basilea. Ad ispirare Eberhard & Co. per la presentazione di una delle principali novità del 2016, è stato un tuffo nel proprio passato… Erano gli anni ’50 quando la Maison svizzera, da sempre incline alla ricerca tecnica e all’innovazione, decise di affrontare una delle sfide che da sempre ha affascinato l’uomo di ogni tempo, quella con il mare e i suoi profondi e misteriosi abissi. Il mare, oggetto di imprese e leggende, dall’orizzonte infinito, un mondo sommerso che non si finisce mai di scoprire la cui superficie però si congiunge con la vita dell’uomo. Erano gli anni in cui veniva pubblicato uno dei grandi capolavori di Hemingway – “Il vecchio e il mare” – che affrontava temi quali il coraggio e la tenacia dell’uomo di fronte alla natura – all’immensa massa azzurra nello specifico – e la sua fusione con essa. Erano gli anni in cui veniva presentata la collezione Scafograf di Eberhard & Co., pensata per un polso avventuroso e sportivo che ama condurre la propria vita con spirito dinamico. La collezione, arricchita negli anni seguenti, era composta da modelli in acciaio, impermeabili a 100, 200, 300, 400, 750 e 1.000 metri, con o senza lunetta girevole ed ore luminescenti. Continua a leggere