Prova al Polso: Patek Philippe 5270G

 

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Ci sono dei momenti nella vita in cui ci si trova di fronte a delle scelte, a degli imbarazzi si potrebbe dire. Questo mi è successo quando mi è stato chiesto, non da parte di Patek, di fare una prova al polso di un nuovo cronometro 5270. Si tratta di un orologio che mi da davvero forti emozioni e che fa sognare tanti collezionisti e tanti appassionati. Io ho amato Patek di un amore irrazionale, immotivato e forse puerile. Alcune incomprensioni hanno fatto però si che i miei rapporti con la casa si raffreddassero.
Ci ho sofferto, e lo ammetto ci soffro pure ora, anche perchè si tratta del marchio che più mi da emozioni. Forse non produce gli orologi che mi fanno sognare di più ma, certamente, la collezione che apprezzo di più. Cosi quando mi è stata fatta questa richiesta di provare un Patek importante mi sono ritrovato in imbarazzo. Dovevo dire di no per l’orgoglio e la razionalità o provarlo per l’emozione che mi suscitava? Naturalmente ho scelto la seconda opzione.

Ora, il 5270 è stato introdotto nel 2011 ed è andato a rimpiazzare il 5970, orologio che ho sempre considerato un capolavoro malgrado montasse un movimento non di manifattura ma su base Lemania. Questo 5270 monta invece un calibro di manifattura, CH 29-535 PS Q, e per questo è un orologio che subito ha destato interesse fra gli amanti della casa. Personalmente non l’ho mai amato particolarmente. Alla sua uscita infatti montava un quadrante bianco troppo piatto ed anonimo per i mie gusti. Un quadrante che, come dissi loro quando ancora ci si parlava, aveva la scritta Patek Philippe troppo grande per i miei gusti e per essere elegante.
Nel 2013 Patek ha introdotto però due nuovi quadranti che, oltre ad avere la scritta più piccola, sono graficamente molto migliori del precedente. Inoltre uno dei due ha un coloro blu di una bellezza imbarazzante. Ed è questo che mi è stato chiesto di provare ed a cui non ho saputo dire di no.
Sono abituato ad indossare Patek. Per anni ho avuto ottimi rapporti con loro ed inoltre Umberto Verga, titolare della omonima orologeria, è da quasi 30 anni un fraterno amico. Quindi sul mio polso li ho provati davvero quasi tutti. Dai Calatrava agli Sky Moon Tourbillon. Anche i più recenti sono finiti sul mio polso.
Devo però dire che questo 5270 blu è da perderci la testa. Un orologio che davvero colpisce per la sua armonia, per la sua bellezza e per la sua classicità. Un orologio che ha un prezzo proibitivo (con il nuovo listino supera i 140.000 euro) ma che ha un fascino davvero tutto suo.
Appena l’ho indossato mi si solo illuminati gli occhi. E’ un orologio elegantissimo ma anche allo stesso tempo sportivo. Ho effettuato la prova in un paese caldo e sicuro e potevo quindi girare in maniche corte con i jeans e il 5270 non stonava, anzi. Essendo in oro bianco l’orologio non è vistoso e non attira particolari attenzioni (malgrado questo non so se avrei mai effettuato la prova in Italia). Il suo quadrante blu attira l’attenzione ma non è un orologio che ostenta. Ci sono orologi che costano un decimo e che attirano maggiormente l’attenzione di chi si incontra. Questo no, è discreto, votato ad un understatement che solo il blasone del marchio tradisce.
La cassa è di 41 mm (12.4 lo spessore) e sta molto bene anche su di un polso piccolo come il mio (chiaramente ho dovuto montare un cinturino più corto di quello standard) ed ha una forma davvero piacevole. Le anse con uno scalino sono ben realizzate ed in armonia con la cassa e la lunetta. Rispetto al 5970 è 1 mm. più largo ma anche 0.6 mm. più sottile e questo, a mio parere, lo rende più indossabile.
In questi gironi della prova ho davvero apprezzato la leggibilità del quadrante. Ci ho messo qualche giorno ad accorgermene in quanto ero troppo affascinato dalla bellezza dell’orologio e del suo blu per poter notare il resto. Quando però ci ho fatto caso mi sono reso conto che vanta davvero una chiarezza ottima per un crono perpetuo. Ho giocato anche a lungo, tanto non era mio, con i tasti cronografici che hanno una bella forma rettangolare. Gli stessi sono ben modulabili ma forse un poco troppo ruvidi per i miei gusti. Non ho notato neppure il minimo scatto all’avvio e questa è un’ottima cosa.
Girando l’orologio dal fondello in zaffiro (vi è anche quello pieno ma sul mio c’era questo) si può osservare il bel calibro di manifattura. Vista l’esperienza che si sono fatti per anni nel modificare il movimento base Lemania quando hanno deciso di fare il loro hanno fatto un movimento molto piacevole e con buone rifiniture. Le mie conoscenze non mi permettono di addentrarmi oltre sulle peculiarità del meccanismo ma questo non avrebbe neppure senso per questo genere di prova.

Come è stato passare 10 giorni in maniche di camicia e con un box al polso? Beh innanzi tutto piacevole in quanto mi trovavo in un paese sicuro e dove non esistono il problema di scippi o furti. Girare con questo orologio al polso è davvero emozionante. Mi ritrovavo a leggere l’ora ogni cinque minuti solo per guardarlo. In alcune riunioni di lavoro ho fin dato l’impressione di essere di fretta e dovevo spesso spiegare che guardavo l’orologio in quanto innamorato di esso e non per capire quanto ancora mancasse. Devo ribadire che non è un orologio che da nell’occhio. Passa davvero inosservato agli occhi dei più e questo l’ho trovato davvero un plus incredibile. Chiaramente quando poi incontrate una persona che di orologi ne capisce tutto cambia e non mancheranno i complimenti per l’oggetto che state indossando.
Trovo che Patek sia stata in grado di produrre un signor orologio. Sono anche stati molto bravi a “rimediare” al primo quadrante che non era secondo me all’altezza di un orologio cosi bello. A chi potesse avere la fortuna di poterselo permettere suggerisco assolutamente la versione blu che ha un colore di un fascino esagerato anche se, con la nuova grafica, anche il quadrante bianco è davvero molto ben riuscito.